Il complice

di Tatjana Motta| AAA CERCASI

 

Pensandoci, il sonno regolare mi aveva abbandonato già prima del ritrovamento. Quando mi coricavo la sera, non riuscivo a rilassarmi. Qualcosa, non avrei saputo dire cosa fosse, mi faceva sentire irrequieto. Un nodo alla gola, una specie di senso di colpa. Chiudevo gli occhi, ma questa sensazione non mi dava tregua: acuta, intensa, profonda. Leggi tutto il racconto...

Interferenze

di Giulio Boato | SCHERZO TELEFONICO

 

Avevo provato a chiamare, ma non rispondeva nessuno.

Non dire sciocchezze, non ho ricevuto nessuna chiamata!

Forse non c’era campo, allora. Dai papà, non è successo niente.

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Sed lutus intus erat

di Matvey Schmidt | SOCIAL NETWORK

 

Una volta ho fatto un sogno. Fanculo, ne faccio tanti. Ma qui c’era una ballerina, una ballerina che danzava in un deserto. Io ero una mosca e le ho deposto un uovo nell’occhio. Leggi tutto il racconto...

Rum

di Giorgia Aimeri | AAA CERCASI

 

Aveva fatto per venti anni quel lavoro, per trovarsi sostituita da una stagista, una ragazzetta che aveva tutta l’ingenuità di un extraterrestre appena sbarcato. Stagista è un nuovo termine per definire lo sfruttamento di giovani, mal o direttamente non pagati; la scusa migliore per mandare a casa chi ‘non è più al passo coi tempi’ e poi si sa: ‘c’è crisi’. Leggi tutto il racconto...

Un anno per impazzire

di Jacopo Bettinelli | AAA CERCASI

 

Ricordo che quando lessi quell'inserzione la restai sorpreso, ero sicuro di aver capito male. Telefonai subito e mi confermarono che l'unico requisito era essere dotati di buona salute e predisposizione a restare a letto per lunghi periodi di tempo. Unica richiesta: tenere un diario giornaliero. Era il mio pane! Mi avrebbero pagato 18mila dollari al mese per stare a far quello che amo di più: dormire. Non avrei mai immaginato che... Leggi tutto il racconto...

Un boccone di quiche

di Ada Fama | SCHERZO TELEFONICO


«Pronto?» «Buongiorno. La chiamo dallo studio del Professor Mancini... Lei ha fatto dei controlli recentemente qui da noi, vero?» «Sì» confermai col cuore in gola. «Purtroppo è emerso che lei ha un tumore in stadio avanzato al cervello». «Quando posso passare per parlare con il professore?» balbettai. «Non serve, mi creda. La malattia è ad uno stadio troppo avanzato, non ci sono cure. Si goda i suoi ultimi mesi di vita». Leggi tutto il racconto...