Sed lutus intus erat

Matvey Schmidt

Una volta ho fatto un sogno. Fanculo, ne faccio tanti. Ma qui c’era una ballerina, una ballerina che danzava in un deserto. Io ero una mosca e le ho deposto un uovo nell’occhio. Mi sono arrapato, perché il liquido del suo occhio mi ha bagnato le zampe. Ho bevuto un po’ di quella saliva orbitale, finché non mi ha ucciso e ha continuato a ballare.

 

Passa il treno. Passa il mio treno. Ce l’ho duro come un treno, scopo duro come un treno. 

Piove, non è il mio treno. 

A Federica piace la tua foto.

Sei la prima, Marco ne ha già 12, di like. E ha la stessa mia foto, non si è taggato nella mia. Ha caricato dal suo cellulare ma è la stessa, non ha senso. Ho la bacheca vuota. Non ho tag. 

Attenzione, allontanarsi dalla linea gialla.

 

Treno. La gnocca mi guarda. Giocherella con la ciocca, guarda me o la finestra? Guarda la tua, cazzo, io guardo la mia cazzo di finestra e tu la tua. Chatti? È il tuo ragazzo... Sì? Hai Lovoo? E le tette, quelle bombe le hai disinnescate? Prendo il cellulare. Apri Lovoo.

Guarda persone nei dintorni. 

Hai Lovoo? Sì, ma sei una di quelle che quando trovano uno dimenticano di disiscriversi. Dimentichi proprio di entrarci. Se ti scrivo lo leggi fra un mese. Ma se ti scrivo e hai le notifiche a blocco schermo, lo leggi adesso…. Ti scrivo, sì, quando scendo.

Ti scrivo che ti aprirei la fregna fino a spaccarti la pancia. Anzi fino al collo, diventi come quei biscotti cinesi. 

Quando scendo.

Treviglio. Fermata Treviglio.

 

Piove ancora. Federica è ancora l’unica a cui piace la mia foto. Come cristo è possibile, le tue puttane di amiche cosa stanno facendo? 

Il marciapiede riflette il cielo che riflette gli alberi che spezzano l’immagine delle pozzanghere. Ortofrutta aperto, non ci sta nessuno. Tizio fuma, macchina schizza.

Schizza. Non ricordo più la faccia della tipa in treno, forse solo le ciglia, lunghissime. Ricordo che era bionda e che voleva farmi un pompino.

Magari, eh eh… Autobus. Passa fra 9 minuti.

Down, altre ragazze nei dintorni.

Le solite. 

Anna, Ory, schiumabellatrans, Fata, Jessika, alice19, Fra<33, ludo.

‘ludo’. Trascino la foto in alto, ti voglio scopare. Sei nuova? Quanto ti spaccherei la schiena a colpi di cazzate. E poi anneghi nella sborra, ti faccio leccare quella rimasta sul pavimento. Anzi il soffitto. Stronza, figlia di troia e troia pure tu, li guardate gli interessi, la sezione interessi, eh?!

Club Dogo, Ligabue… Che merda devo ancora mettere?

A 2 persone piace la tua foto. Chiudo Down. Apro Facebook. 

Ora si inizia a ragionare.

 

Sono a letto. Marco se n’è andato e si è portato via PES. Potrebbe lasciarmelo ogni tanto, ha pure rovesciato la Coca… ho pulito per terra e gli ho visto bene i piedi. Cazzo, pure gli uomini. 

Tuono, l’unica cosa piacevole è quando piove e il caldo rimane, stringe e crea silenzio… e buio. Sguardo al cellulare. Dormo. 

Dio, scusami, fa’ che non faccia più quel sogno.

 

La ballerina è ancora là, dove non piove, dove l’unica acqua è in lei.

Sono stille da raccogliere, sono pagine di Bibbia del primo inchiostro che Dio ha sognato: lacrime.

Io… sono una mosca?... no, per fortuna no. Sono un verme e le striscio sulla gamba. Lei sta ballando.

Le entro nel colon. La danza oltre il colon si sente anche da qui. Si muove tutto, le pareti si raggrumano e si restringono intorno alla mia bocca. E’ pieno d’acqua ma non abbastanza, devo salire. Devo risalire fino agli occhi e bere e mangiare.

 

*stanza buia: 1 notifica, una sfigata ti invita ad un evento*

 

Viaggio. Tengo stretta in corpo un’arte inconsapevole, la mia marcia è piccola, una striscia solitaria immersa nel sangue.

Ora è tutto chiaro, l’intestino è solo il patio, devo andare ancora più in alto, dove pensa la ballerina. Mi dibatto come nascono le stelle: nel buio. 

Senza amici, solo con una gran fame e coi miei piccoli cuori bianchi. Mio Dio, perdona la mia fame, perdona la mia bava e la mia anima. Perdona la mia voglia di acqua, in questo lupanare di carne.

 

*stanza buia: 2 notifiche, ad un cesso piace la tua foto*

 

Sono nel ventre della ragazza nel deserto. Qui nasce la pallida magia dei neonati, come forse loro la provano.

Sono al sicuro, come quando da svegli ci si infila le pantofole e ci si sente felici per pochi secondi… Posso fermarmi un po’ e pensare. Sta’ calmo, qui c’è affetto, qui sei avvolto dalla carne.

Respiro, tossisco e risalgo. Voglio vederle gli occhi.

Più mi avvicino al collo, più mi pare di udire la musica per cui lei balla. E la sua pancia ondeggia. 

E’ splendida, dall’interno delle sue costole; il suo cuore mi spinge ritmicamente, ogni mio metamero è in sincronia col suo battito.

 

*stanza buia: 3 notifiche, commento di Alessandro alla tua foto*

 

Non ruotare così forte. No, non sono una miasi. Guarda il deserto. Ferma…

Sono in cima, sono nei suoi occhi. Continua a ballare… perché non si ferma? Ho fatto tutta questa strada dentro di lei…

Non ricordo il suo viso, vedo solo che ha gli occhi verdi. Mi appoggio su un nervetto. 

Succede: si ferma; si stropiccia l’occhio che inizia a lacrimare. Non mi uccide. Ha smesso di ballare e prende qualcosa dalla tasca. 

Un cellulare. Apre Facebook, nessuna notifica. Apre il mio profilo. La mia foto di verme come immagine profilo, nessuna copertina. Non ho ancora accettato la sua richiesta di amicizia. Riprende a ballare, il deserto la ringrazia.

 

Mi sveglio. Apro Facebook, 3 notifiche… commento idiota, uno stupido evento… ah, siamo a 3 like. Non ho richieste di amicizia. Com’era quella del treno? Mah, non la ricordo, forse c’ha pure la fregna che sa di chiuso.

Vado a scuola.

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