L'ultima pallottola

Stefano Parisi

Sole bollente, specchio di fuoco,

un'occhio divino che mi guarda

camminare come un folle per queste lande

bruciate e deserte,

tra i sassi, le serpi, la sabbia e cactus,

fuggendo da altri che camminano dietro di me,

inseguendo altri che camminano davanti a me,

attraverso il calore del giorno e il fresco della notte,

bevendo acqua da pozzi asciutti,

linfa dai rami dei saguaro,

sangue dai corpi dei serpenti a sonagli.


La pelle ustionata da settimane di cammino,

mesi forse, la mente a brandelli,

attraverso pueblos abbandonati,

finestre inchiodate, vetri rotti, saloon vuoti.

Fuggo da chi mi insegue, inseguo chi mi fugge,

morte dietro, davanti vita,

per questi morte, vita per quelli.


Sei colpi nel tamburo, sei in tasca,

per sparare ai serpenti, 

per sparare ai cactus,

per provare a spegnere il sole

quando il calore si è preso il mio corpo;

uno, trovato per strada:

l'ultimo colpo di pistola.

Per loro o per me,

alla fine

avrò sempre un altro colpo in canna.

Per me o per loro, l'ultima pallottola.


Morto o vivo,

pazzo o sano,

rimane sempre l'ultima pallottola.

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