Sand Creek

Ruben Omar Mantella

Immagina di essere il Capitano Silas Soule.

Sei a cavallo sulle praterie del Colorado, 1824 e nuvole bianche grandi come continenti in lenta deriva su di un cielo azzurro da far male agli occhi, e pensi:

Quando un uomo col fucile incontra un uomo con arco e frecce, c’è solo una cosa che gli passa per la testa: why the fuck am I not killing this guy?

Questo lo sai, quello che non sai è se venissero prima i fucili o la volontà di uccidere, se l’indiano o il negro fossero bersagli creati per dare più senso all’istinto di sparare, o se fossero loro, con le loro schiene esposte e vulnerabili, che rimpiccioliscono all’orizzonte, in fuga, che risvegliano nel bianco armato la possibilità dell’omicidio.

Quello che tu, Soule, invece sai ma non capisci, è come quello stronzo alcolizzato di Chivington potesse essere contrario alla schiavitù dei negri e favorevole al far esplodere cervelli di indiani disarmati. Non che la Colorado Cavalry fosse un gruppo di santi, e comunque non si vive a lungo, qui, facendo i moralisti. Potevi capire molte cose perché ne avevi viste molte di più, ne avevi fatte molte di più. Prima di compiere i vent’anni avevi già salvato vite umane, nascondendo e scortando negri dal Missouri verso gli stati del nord libero. Avevi lavorato come minatore e come fabbro, avevi complottato col famoso John Brown, impersonando un irlandese ubriaco per farlo fuggire di prigione. Dalle prigioni ci sei scappato e avevi fatto scappare. Eri diventando amico di Walt Whitman. Avevi ucciso molti uomini perché vivevi in un mondo in cui uccidere i tuoi simili era l’unico modo di salvarne altri.

Ma sei lì, in mezzo a centinaia di chilometri di spazio disabitato, a guardare da lontano la loro bandiera sventolare sul campo di Antilope Bianca, in segno di pace. E poi senti il Colonnello Chivington-palla-di-lardo ordinare a settecento uomini di cavalleria armati di fucile di attaccare un gruppetto di tende per lo più abitate da donne incinte e bambini, ed è l’esperienza più surreale della tua corta, intensa vita.

Qualcosa hai sbagliato, negli ultimi due giorni. Avresti dovuto parlarci prima, capire cosa stesse succedendo, e fermarlo. Avresti potuto sparargli.

E invece, sulla pianura di Sand Creek, sentendo il sole e il vento e le urla di gioia dei tuoi compagni, in una prateria verde e bellissima, ti senti dire una parola. 

«No»

Lo dici tu e lo dice Cramer. Le vostre rispettive compagnie vi ubbidiscono e se ne stanno lì, immobili mentre il resto della gloriosa Cavalleria del Colorado scende come una cazzo di orda di cavallette in formazione verso tutta quella carne rossiccia, esposta e delicata, messa lì quasi a voler essere macellata. 

Vedi due indiani correre, mano nella mano. Li vedi correre, rimpiccolirsi all’orizzonte, e a te sembra una corsa così breve, pochi metri, e in realtà hanno corso così in fretta e così lontano da collassare al suolo. Immagina quanto devi essere esausto per smettere di correre quando sai che ti stanno per uccidere. Raggiunti dai tuoi compagni a cavallo, li vedi inginocchiarsi, le mani ancora strette, si abbracciano e piangono, e l’eco di uno scoppio che li schiaccia a terra come insetti.

In linea retta, a meno di duecento metri, vedi un soldato aprire il ventre di una Cheyenne incinta e tagliare lo scalpo ad una massa rossa e mucosa che è, capisci, un bebè non ancora nato. Ucciso a mani nude.

Sei armato e ti fremono le mani. Sai come uccidere e sai come farlo bene. Immagini che angolo prendere per scendere in carica e spappolare i crani degli uomini con i quali la sera prima hai cenato; ma sai che è inutile, la cosa è veloce e i tuoi uomini a malapena contengono il prurito di sangue di cui li hai derubati con il tuo no. Non puoi che star lì, immobile, a due metri da terra su di un cavallo che scalpita, i pantaloni fradici di sudore, puzzando di paura. 

Forse sai già che testimonierai contro Chivington, forse è l’unica cosa a cui riesci a pensare, perché sei un uomo pratico, dalla pelle dura. Paralizzato. 

Donne e bambini corrono verso di te implorando pietà.

Immagina di essere Silas Soule e di avere ventisei anni e un fucile carico in mano.

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