C'era una volta

Stefano Parisi

C'era una volta, tanto tanto tempo fa, in una terra lontana lontana su cui regnava il giusto e saggio re Marco che un tempo aveva sposato la regina Isabella con la quale, ancora giovinetti principi ed eredi dei rispettivi troni, era fuggito per scampare al perenne conflitto che opponeva il regno di Buvonia e quello di Arcadia e che aveva infuriato fra le due nazioni sin da quando, oltre duecento anni prima, uno scherzo del buffone di corte di Marcellus, re di Arcadia, aveva quasi causato la morte del principe della corona Luigi di Buvonia il quale, dopo essere stato plagiato da una strega sotto mentite spoglie e convinto che l'incidente fosse in realtà stato un fallito attentato alla sua persona e un tentativo di Arcadia di sconvolgere il regno vicino per poterlo facilmente conquistare, aveva invaso, con il benestare di suo padre, re Giulio, una delle province sotto il potere di Marcellus costringendo quindi la pacifica Arcadia a difendersi e causando una serie di schermaglie e battaglie campali le quali, con alterne vicende, avevano portato i due regni sull'orlo della rovina senza che nessuno dei due contendenti volesse, o potesse, finalmente arrendersi e firmare la pace che avrebbe posto fine al continuo ciclo di conquiste e riconquiste che aveva già mietuto numerosissime vittime, reso miserabile la vita di tutti coloro che, per caso o per disegno, si trovassero a vivere lungo il pellegrino confine che divideva i due reami, distrutto campi e paesi interi così tante volte che, diceva, su quelle rovine non sarebbe cresciuto nemmeno il muschio e infuso nelle due popolazioni tali mutui odio e disprezzo da far apparire la fine della guerra non solo impossibile, ma nemmeno desiderabile, situazione la cui conseguenza fu la costituzione in Buvonia, ad opera di alcuni nobili ed altoborghesi, di una minuscola società segreta che dopo molti anni di paziente e sotterranea attività e una lunghissima e incredibilmente ben celata corrispondenza epistolare riuscì a far incontrare e fortunatamente a far innamorare i futuri regnanti, dal cui matrimonio sarebbe nato Alberico di Buvonia-Arcadia, quel grandissimo eroe Alberic che popola tante saghe e leggende e le cui imprese principali furono la cattura e la seguente sottomissione del drago Ermahgerd, l'ultimo dei grandi draghi gialli la cui tana si trovava proprio a picco sopra le scogliere di Dursenal, nel punto più meridionale del regno di Arcadia, dove il drago accumulava cibo e tesori e che fu non solo il luogo dove Alberic lo intrappolò e lo catturò, ma divenne anche la sua tomba quando infine persino i suoi lunghi anni giunsero al termine e esso morì, lasciando tutte le sue ricchezze nelle mani del nuovo re di Arcadia-Buvonia Donatienne, diretto discendente di Marco e Isabella, che le impiegò per costruire un grande tempio nella capitale il quale divenne ben presto il centro irradiatore di quel culto della Madre Terra una delle sacerdotesse del quale sarebbe in seguito stata irretita da un demonio e convinta a profanare il sacro edificio con atti di empietà tali che costrinsero le autorità a catturarla e a condannarla a morte, evento che condusse in seguito alla guerra contro le tribù nomadi settentrionali le quali, essendo già cadute sotto l'influenza di quello stesso demonio, sciamarono dal nord credendo di trovare nel regno facile preda solo per scontrarsi con l'irriducibile esercito del generale Vanneguard, veterano di cento battaglie e profondamente devoto alla Madre Terra, che riuscì a respingere gli assalti dei nomadi e ad assicurare la pace del regno ancora scosso dalla malvagità e dalla crudeltà della sacerdotessa corrotta, solo per vederlo quasi crollare sotto i rinnovati assalti che avvennero quando, più di trent'anni dopo, il re fu ucciso ad opera di un ordine di assassini sorto quando la guerra fra Arcadia e Buvonia era cessata in seguito al matrimonio di Marco e Isabella e il cui scopo, mai del tutto chiarito, era forse quello di provocare la caduta del nuovo regno unito e precipitare nuovamente le sue genti nella violenza e nella paura, là, proprio là dove il mago Finduil aveva scoperto il segreto dell'elisir di lunga vita per poi farselo portare via da una gazza che lo aveva sconfitto al gioco della quaderna, dove un vagabondo fu scelto da un consesso di duchi e baroni come supremo giudice della legge perché tutti gli altri giudici erano stati corrotti, colà dove i druidi scrutano nelle polle d'acqua il destino degli uomini, dove gli animali parlano con i contadini e li guidano nella notte fino alla sicurezza delle loro capanne, là dove Chingol il Senzabarba guidò una turba di mendicanti alla vittoria durante la difesa della città di Sennen avendo addosso come armatura una botte sospesa da una corda a mò di bretelle e là, dove nel cuore di una montagna un rivolo d'acqua incide nelle pareti di roccia di una caverna dimenticata tutti i segreti del mondo, proprio là, in quella terra lontana lontana, tanto tanto tempo fa, c'era una volta.

 

E ora non c'è più.

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Commenti: 3
  • #1

    Il Mala (mercoledì, 06 agosto 2014 06:07)

    Applauso, apprezzato moltissimo il no sense ben curato.

  • #2

    Ada (sabato, 16 agosto 2014 14:54)

    Cicerone è un dilettante nella gestione dei periodi! :-D Divertente!

  • #3

    VERA (venerdì, 31 ottobre 2014 11:13)

    E per la seconda volta non sono riuscita a leggerlo. Ma proprio per questo è eccezionale. La seconda frase è la mia preferita.