Ideale

Jacopo Colombo

Venerdì 14 ottobre 1830

 

Dal Conte Rinaldo Salvinelli alla Duchessa Imogene Volterra

 

Mia diletta amica.

Quanto mi duole questa nostra lontananza. Eppure così ha da essere.

La nostra patria, la madre comune di noi tutti geme sotto il giogo di barbari stranieri. Essi si fingono civili, con le loro leggi, i loro tribunali, i loro giornali. Eppure sono freddi, privi di genio, spietati nella loro mancanza di slancio, di ideale.

Rimembri i meriggi passati a discorrere all'ombra dei glicini? Quante volte ti vidi plorare sul destino malvagio che fece del nostro paese, culla di ogni civiltà, una terra divisa, infelice e ferita dal favellare estraneo dei nostri tiranni.

Decisi mia vita: meritarti o perire. La tua grazia, donna dai sublimi sensi, mi rivelò il male che ci affligge e che prima di amarti mal capivo, stordito e stupido e quasi bestia.

Stasera sarà la sera della nostra riscossa. Saprai ben tosto che avrà da essere. Un bacio in questa notte fatale, addio.

Tuo devotissimo,


Rinaldo

 

 

Venerdì 14 ottobre 1830

 

Dalla Duchessa Imogene Volterra al Conte Rinaldo Salvinelli

 

Caro mio bene.

Non mi resta che il pianto, le tue brevi righe che lessi inumidendo la carta colle mie lacrime hanno spezzato nel petto il mio fragile core. Pure mai vorrei, per nessuna ragione al mondo privarti del celeste diritto alla gloria. Va’ mio nume, salva la patria e con essa me.

Sempre fedele a te mi avrai, mio eroe, mio diletto, mio tutto racchiuso in spoglie mortali.

Sappi che ovunque andrai ti seguirò, il tuo destino sarà il mio destino e fin nella tomba le tue spoglie con le mie riposeranno e morendo, gli ultimi accenti saranno: Rinaldo, t'amo...

E i nostri spirti, finalmente liberi da questo basso mondo, vivranno per sempre nella luce dell'ideale.

Tua per sempre,


Imogene

 

 

Sabato 15 ottobre 1830

 

Dal Conte Iginio Salvinelli alla sua sposa Eugenia

 

Moglie mia,

La sventura sovrasta la nostra famiglia, tutto è perduto, rovinato.

Rinaldo ahimè, il nostro diletto Rinaldo è spirato e peggio ancora la sua morte ci ha trascinato tutti nel disonore più atroce.

Non so da quanto queste sue frequentazioni andassero avanti, questi agitatori hanno completamente stregato la mente del nostro ragazzo, così ingenuo, così impressionabile.

Purtroppo venne trovato sotto il ponte centrale, pronto a farlo saltare assieme ai suoi compari al passaggio del governatore Klammer... il colpo sparato dalla polizia fu fatale.

Ora vi sarà un'inchiesta e temo che a nulla potranno servirci le nostre conoscenze, ci dissangueranno fino a ridurci a mendici... moglie mia, vorrei consolarti, ma non posso mentire proprio a te, non ora...

Il tuo disperato Marito,


Iginio

 

 

Domenica 16 ottobre 1830

 

Da Imogene Volterra, Duchessa di Chiaravalle al suo amministratore Don Luigi Balacchi 

 

Mio Caro diletto amico.

Avrete certo udito della disgrazia occorsa nella famiglia del nostro comune conoscente Conte Rinaldo Salvinelli.

Giovanotto delizioso, per quanto assai instabile. Converrete con me che è nostro dovere aiutare una sì disgraziata famiglia, per quanto sempre mantenendo una doverosa distanza volta a non compromettere la nostra posizione.

Credo che ora i Salvinelli non rifiuteranno la nostra offerta di acquistare i loro possedimenti a Martelli. Certo, la cifra è esigua, ma nella presente posizione mi lusingo che riterranno qualsiasi contributo al loro sostentamento come bene accetto.

Porgete i miei umilissimi saluti sua eccellenza e ricordategli che sono sempre al suo servizio e che sarò onorata di essere sua ospite venerdì a teatro.

Vostra sempre,


Imogene Volterra, Duchessa di Chiaravalle

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