Erano arrivati da solo tre giorni ma ormai Renato aveva deciso: odiava la Spagna.
Anzitutto dove erano loro non c'era la neve, che razza di feste erano senza la neve?
Poi la casa della zia era troppo piccola. Va bene che sarebbero rimasti solo finché non avessero trovato un posto loro, ma lui era abituato alla sua cameretta e papà ronfava che sembrava una ruspa. Lui, la mamma e papà in una stanzetta, c'era da diventare matti.
Ce l'aveva con la mamma. Se non avesse trovato un lavoro in quella città così lontana non sarebbe successo niente. Fra l'altro mica l'aveva capito bene che lavoro faceva. Quando glielo chiedevano a scuola era imbarazzato e rispondeva che scriveva cose strane per le scatole delle medicine e di solito non gli domandavano altro.
Beh, comunque quella di trasferirsi era stata una brutta idea, poi durante le feste di natale!
Così aveva dovuto salutare in fretta e furia i suoi amici, dire addio al suo bel paesino innevato in Italia e si erano fiondati in questa grossa città. Aveva dovuto anche lasciate il suo cagnolino alla vicina...
Gli avevano detto che gli sarebbe piaciuta la Spagna, che si sarebbe fatto dei nuovi amici, ma lui mica ci credeva. Le uniche con cui aveva potuto giocare finora erano le sue cugine, Jacinta e Adelita, ma erano più grandi e dopo un po' si erano stufate. Inoltre non capiva bene quello che dicevano... parlavano veloce veloce e anche se ogni tanto gli sembrava un po' il suo dialetto dopo poco si perdeva... poi erano sciocche come delle papere, bisbigliavano fra di loro e ridevano sempre. Femmine. Uguali dappertutto.
Aveva anche un po' paura della città. Al suo paesino poteva uscire quando voleva da solo e stare con gli amici finché non faceva buio (solo dopo aver finito i compiti eh! Sennò chi lo sentiva papà?), qui invece doveva sempre farsi accompagnare da un adulto.
Una volta era stato ai giardinetti, ma gli sembravano così piccoli...
L'unica nota positiva era la cucina della zia, la sorella di papà. Anche se non capiva bene cosa diceva (faceva dei minestroni fra italiano e spagnolo ricchi come le sue zuppe) gli faceva dei grandi sorrisi e gli presentava piatti con nomi stranissimi, tortilla, gazpacho, paella.
Doveva ammetterlo: a tavola il suo umore migliorava di parecchio.
Però aveva nostalgia di casa... chissà cosa stavano facendo i suoi amici in quel momento... chissà se stavano preparandosi per l'arrivo della Befana... l'ultimo pensiero fu particolarmente sgradevole.
Ma la Befana li avrebbe trovati visto che si erano trasferiti in fretta e furia? A lui piacevano tanto i dolcetti che trovava al mattino nelle calze...
Scoraggiato, Renato all'inizio non si rese conto dell'agitazione che regnava in casa. Le sue cugine sembravano ancora più oche del solito e gli adulti facevano occhiate da gatto sornione. Poi tutti fecero una cosa stranissima. Presero una scarpa e la misero sotto l'albero...la mamma mise anche una delle scarpe di Renato. Mah!
La sera del 5 gennaio si vestirono di tutto punto e si prepararono per uscire.
Renato chiese dove andavano e papà gli rispose: «vedrai...» con un sorriso indecifrabile.
La strada era piena di gente e Renato ebbe un po' di paura. Voleva nascondersi dietro alle gambe della mamma, ma papà lo prese e lo mise a cavalcioni sulle sue spalle. Davanti a sé vide uno spettacolo magnifico. Per la strada sfilava un grande carro tutto colorato e sopra stavano tre uomini vestiti con colorati costumi orientali. Tutto attorno, sbandieratori e acrobati e anche dei ragazzi che sorridevano e distribuivano dolcetti ai bambini.
«Sono i re magi, los tres reyes magos – disse papà – qui in Spagna si festeggia il loro arrivo il giorno dell'Epifania ancora più che quello di Babbo natale. Portano regali ai bambini buoni e... carbone a quelli cattivi» disse l'ultima frase con un tono di rimprovero, ma Renato capì benissimo che scherzava. Fu una serata molto bella, Renato giocò con alcuni bambini del quartiere e anche se non si capivano andava bene comunque.
La mattina dopo fu l'ultimo ad alzarsi e trovò tutta la famiglia in salotto. Armeggiavano con qualcosa che stava nelle scarpe lasciate la sera prima. Si avvicinò e... Meraviglia! C'erano regali, grossi regali, come quelli che riceveva a Natale, con i pacchetti colorati e tutto, non erano solo i dolci della Befana! Scartò in fretta il suo e dentro trovò un bellissimo modello da costruzioni, come facevano i re magi a sapere che era quello che voleva anche se si erano appena trasferiti?
Dopo aver scartato i regali si misero a tavola e mangiarono un grosso pan dolce circolare che la zia chiamò roscón e mentre lo addentava sentì qualcosa di duro in bocca. Era una piccola immagine di Gesù bambino. Tutti si congratularono e dissero che sarebbe stato re per tutto l'anno e avrebbe avuto buona fortuna.
Renato ci pensò su: ai bambini italiani i regali li porta Babbo Natale il 25 dicembre, ai bambini spagnoli li portano i tre re magi il 6 di gennaio... ma loro erano un po' italiani e un po' spagnoli, giusto? Sorrise alla mamma. Forse la Spagna non era così male dopo tutto.
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