Quasi quasi me ne vado

Ada Fama

Ciao. Mi hanno detto che mi conoscete come Duemilaquindici – o anche come ‘Anno nuovo’ – e che mi stavate aspettando. Sono appena piombato quaggiù e vi confesso di essere ancora un po’ confuso per colpa del caos infernale in cui vivete. Sono abituato all’ordine, alla precisione, io!

Sono nato in una stanza zeppa di orologi, talmente stipata che la ‘Sala degli Orologi’ del British Museum potrebbe farle da atrio (hah, vi è piaciuto il paragone? Sto imparando in fretta!). Il mio primo ricordo è l’immagine di un quadrante immenso, con un’unica lancetta che sembra non muoversi mai: i Millenni. Lì accanto schiere da dieci orologi, ognuno a conteggiare i Secoli con lancette che si spostano a velocità impercettibile. E poi ci sono le file degli Anni, tra cui sono stato posizionato io. Alla nostra destra le Ore, poco più in giù i Minuti e infine i Secondi.

Ora: spiegatemi come io, nato in un posto così ordinato, possa sopportarvi!

Sono stato lanciato qui poco prima che scattasse l’inizio della fine del turno di Duemilaquattordici, col mio bravo carico di Ore, Minuti e Secondi da tenere a bada, e dopo lunghissime lezioni per imparare a stare al mondo. E, mentre inseguivo Duemilaquattordici dall’Australia verso l’Occidente, tentando di ascoltare il suo frettoloso passaggio di consegne («Mi raccomando, quella faccenda della nave, e poi quell’altra dell’aereo!»), ho visto cose assurde. Ragazzi, ma siete davvero capaci di uccidervi con i botti? Imbarazzante! Ma perché li tirate se nemmeno sapete come maneggiarli? O forse pensate di compiacerci? No, davvero!

«Sì, Quarantatré, lo stavo dicendo proprio ora che è proprio una cosa stupida tirare… come dici? Non è per colpa dei botti? Questi si sono uccisi per accalappiarsi dei soldi? Non mi esprimo. Raccogli una ventina di colleghi e va’ lì a sorvegliare la situazione».

Cominciamo bene…

Dove ero rimasto? Ah, sì, ai festeggiamenti! Quello con cui effettivamente potete sperare di compiacermi sono invece i concerti. Ne ho visto qualcuno di veramente bello in giro per le vostre città! E non ho niente da obiettare neppure sullo spumante: lo apprezzo, anche se una bella birra mi andrebbe altrettanto bene (pensateci, se la voleste aggiungere ai vostri brindisi…). HIC! Forse mi sono… ­ hic! – lasciato prendere… - hic! – la mano con tutte queste – hic! – bollicine…

«Quattro-e-un-quarto, sì, lo so che c’è una bufera di neve, ma che ci posso fare io? Nell’emisfero boreale è inverno!».

Torniamo a noi. Mi togliete una curiosità? Perché avete mangiato così tanto mentre Duemilaquattordici ed io ci scambiavamo di posto? Avete paura che io vi lasci a digiuno? Purtroppo non ne ho il potere, ma in effetti sarebbe divertente farvi lo scherzetto una volta o l’altra!

«Mezzanotte-e-quattro, accorcia un po’ di telefonate così si liberano le linee, che non ne posso più di sentire la gente che impreca!».

A proposito, mi sta piovendo addosso un sacco di richieste, da tutte le parti. È un brusio insopportabile: lavoro… salute… lavoro… serenità… pace… lavoro… salute… ricchezza… lavoro… serenità… salute… lavoro… gioia… lavoro…. Ehi ehi, mettiamo in chiaro una cosa: io non sono né un imprenditore, né un medico, né uno psicologo, né un diplomatico. Quindi temo di non potermi assumere la responsabilità delle vostre richieste. Io sono qui per gestire il lato pratico, per scandire il tempo, insomma, e per registrare gli eventi più salienti, ma il Boss sta da un’altra parte, rivolgetevi a lui. Fermi fermi, se vi state chiedendo se esista davvero, chi sia e dove stia, la mia risposta è ‘Non ne ho idea’. So solo di non potervi aiutare.

«Cosa, Sei? Un incidente stradale? Chiama i tuoi primi cinque Minuti e va’».

Già che ci siamo, mi spieghereste cosa significa di preciso: ‘Auguri di un buon 2015?’. A parte il fatto che è altamente offensivo scrivere il mio nome in numeri (vi sognereste mai di scrivere ‘8 von Bismarck’ il nome del famoso politico prussiano?), cosa intendete con un messaggio così generalizzato? Oh insomma, nemmeno un briciolo di fantasia avete, e preferite urlare o scrivere questa cosa banale dappertutto e a tutti! Ma – a pensarci bene – forse è meglio questo di alcuni tentativi patetici di fare i filosofi che ho adocchiato…

Oppure vogliamo parlare dei vostri buoni propositi? Mi è stato insegnato abbastanza su di voi per sapere che ogni Anno ne fate tantissimi: propositi triti e ritriti che puntualmente non manterrete. Ma allora perché sprecate energia a ripetere propositi vecchi e abusati invece che a sforzarvi di mantenerli la prima volta che li avete fatti? Siete unici.

Vogliamo andare avanti? Sono quaggiù da pochissimo e ho già sentito fiumi di lamentele: fa troppo freddo… nevica troppo… non nevica per niente… fa troppo caldo… ho mangiato troppo… sono ingrassato… vorrei avere qualcosa da mangiare (e questi sono gli unici giustificati a lamentarsi!)… Vorrei trovare un lavoro… non ho voglia di alzarmi presto per andare al lavoro domani…. Ma vi sentite parlare ogni tanto? Vi rendete conto di quanto siete ridicoli nelle vostre contraddizioni?

Scusate, ragazzi, forse sto esagerando. Forse siamo partiti con il piede sbagliato. La verità è che mi sto sentendo decisamente messo sotto pressione. Mi state caricando di responsabilità che non sono mie. Pretendete da me cose che non posso fare. La verità è che addossate a noi Anni le vostre debolezze, e questo mi fa imbestialire. ‘Che cosa triste gli anni che passano!’. Ma tutti i momenti felici che avete vissuto in quegli Anni perché ve li scordate? ‘Che anno di merda che è stato lo scorso!’. Ehi, piano! Siete sicuri di aver fatto tutto quello che potevate per renderlo migliore?

Non fraintendetemi: non voglio fare la paternale a nessuno, ma non voglio sentirmi dare dell’‘anno di merda’ così, in modo gratuito, e per giunta con l’iniziale minuscola.

Sono confuso. So solo che quando avrò finito il mio servizio qui da voi sarò libero di andarmene per i fatti miei, a raggiungere i colleghi già pensionati sull’Isola del Tempo. Da lì in avanti voi ed io non avremo più niente a che fare. Al limite mi citerete in qualche racconto sulle esperienze che vi hanno segnato mentre io ero in carica, o scriverete il mio nome (mi raccomando, in lettere!) su qualche libro di storia, oppure proverete a raggiungermi con qualche marchingegno che sognate di inventare, come la macchina del tempo (occhio, ci arrabbieremmo molto se la inventaste davvero e disturbaste la nostra quiete!). Ma per ora io sono qui. Per ora voi siete qui. Ripeto, forse siamo partiti con il piede sbagliato ma siamo ancora in tempo per recuperare. Io sono qui e voi siete qui. Cerchiamo di darci una mano a fare grandi cose, ragazzi. Se non siete disposti alla collaborazione sapete cosa vi dico?

Io quasi quasi me ne vado subito.

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