Confessioni di un misogino

Ruben Omar Mantella

6 Marzo

 

Domani torno a Roma, a trovare Elena. Sono passati quasi due anni da quell’unica notte d’estate, e ancora la sogno, mentre mi rigiro nel letto, mentre vedo per strada le sue copie imperfette. La ricordo sopra di me, esile, abbronzata, seni piccoli perfettamente rotondi, i capelli sciolti sulle spalle. Giovanissima. Ed Evan il bruto che la contemplava da sotto, estasiato, penetrandola come fosse una longilinea danzatrice esotica da lasciar ballare a suo ritmo attorno al palo sacro.

In questi due anni non si è mai dimenticata di me. Il desiderio rimasto intatto, da parte mia, come no, e da parte sua via doppi sensi nascosti tra le pieghe di sms nostalgici. Domani Elena, ma chérie, ma belle enfant, domani...

 

 

7 Marzo

 

Non me la dà! Ma porco di quel porco... si è passata tutto l’inverno a scrivermi messaggini provocanti, pieni di affetto, amore, erotica passione. E non me la dà! Mi schiva con nonchalance, facendo finta di ignorare il duro ingrossamento che appare ogni volta che mi abbraccia (aeroporto), che ci stringiamo (dopopranzo) o che ci stendiamo sul divano per vedere un film come due amici coccolosi e innocenti (un’ora fa).

Si fa desiderare, la stronza.

 

 

9 Marzo

 

La mia cucciola è un tesoro. Mi ha fatto trovare il pranzo pronto e al telefono mi chiama «amore» con quel suo delizioso accento italiano, così femminile e solare che mi scoglie il cuore. Il mio tesoro. Devo essere paziente.

 

 

11 Marzo

 

Sono sul treno, torno da una riunione di lavoro, e ci lanciamo battutine via telefono. Tra una risatina e l’altra lascia cadere un «finché non ti decidi non mi tocchi». Ma non ti decidi cosa!? Che ti ho già toccata, che sono due anni che ci stuzzichiamo e poi non mi venire a dire che non hai toccato uomo in tutto questo tempo perché non ci crede nessuno! Ne abbiamo parlato fino alla nausea, in persona, via Skype, con messaggi e con WhatsApp, per posta, via cartolina. Io vivo a Londra, tu a Roma, un fidanzamento è impossibile. Ma sono qui, ora. C’è affetto, ridiamo assieme, godiamo della reciproca compagnia come due scolaretti. Che male c’è in aggiungere a tutto questo del sesso dolce, pieno di ricordi e di sogni irrealizzabili? Sei mesi a Roma, e potrebbero essere sei mesi di amore, dolcezze e coperte sudate. Ma lei vuole di più, non si accontenta, esige parole chiare, sicurezze, promesse sulle quali costruire progetti. Maledette donne.

 

 

14 Marzo

 

Sono i giorni come oggi che mi fanno odiare il genere femminile. Generalizzo, s’intende. Le odio e le compatisco. Nel farsi desiderare, nell’esigere il tuo «rispetto come donna» riescono solo a far affiorare i più animaleschi pensieri. Penso ‘troia’ e penso ‘stronza’. Mi auto-censuro, è ovvio, eppure riesco a sentire come in un uomo meno educato tutto ciò possa portare ai più ignobili atti di violenza. C’è qualcosa nel loro ritrarsi, nel loro essere assolutamente irragionevoli, che mi manda in bestia.

 

 

15 Marzo

 

Che animale sono. Elena mi ha regalato una crema solare e un paio di pantofole. E io rileggo quello che ho scritto ieri e forse il sole mi ha dato alla testa. Animale! E’ normale che si ritragga, Elena e tutto il suo sesso, davanti a bestie come noi, che le vediamo come oggetti di carne parlanti; umide caverne. Ci fa rabbia che quella carne cosi desiderabile non sia disponibile. Noi uomini facciamo schifo.

 

 

17 Marzo

 

Eh però dai! Siamo stati a letto due ore (!!!), io con un erezione di quelle da stenderci i panni, e lei a far la finta tonta con il culetto in fuori! Poi mi dice che la faccio ‘impazzire’, si alza e va in bagno. Quando torna mi manda a dormire in camera mia e il giorno dopo non mi parla neanche. Domani chiamo la Sandra, giuro, e mi dimentico di questa isterica.

 

 

19 Marzo

 

Oggi Elena mi ha portato a visitare il foro romano. In mezzo al caldo soffocante ho potuto sbirciare il dietro dei suoi pantaloncini neri, tra il sederino dolce e la maglietta corta un lembo di liscia schiena scoperta dove due fossette birichine mi ricordavano sadiche la consistenza soda di quel corpo ventenne. Le ho cinto la vita con il mio braccione peloso e siamo rimasti così, a contemplare le pietre bianche: una studentessa di beni culturali e il suo vecchio precettore sudato.

 

 

19 Marzo, tarda notte.

 

Pensiero: se non fosse per il desiderio sessuale le donne ci starebbero incredibilmente antipatiche. Immagino di perdere, come per incantesimo, ogni appetito erotico, e di colpo questa ragazzetta superficiale mi sembra una palla al piede: la costellazione di gesti civettuoli ed eleganti che normalmente mi ipnotizzano i sensi mi sembrerebbero le penne di un pavone inutile, dall’umore inspiegabilmente instabile.

 

 

20 Marzo

 

Entro in cucina e mi ha preparato una torta al limone. Mi dà un bacio sulla guancia e si mette sul divano a leggere; di quando in quando mi stringe la mano e sorride e qualcosa dallo stomaco mi invade il viso e le orecchie e le punte dei capelli e potrei morire in quel momento di dolcezza appena sfornata.

Elena profuma di baguette ancora calda e di pesche sciroppate.

 

 

23 Marzo

 

Continua la farsa. Ieri sera, tornato dal lavoro, si è stretta a me come una cuccioletta bisognosa d’affetto, accarezzandomi le spalle, il viso, godendo della mia mascolinità disponibile. Mi vuole, è evidente. Mi desidera. Eppure mi blocca, mi schiaffeggiano i suoi capelli neri quando si volta imbarazzata se il mio corpo eccitato la stringe con troppa evidenza. La sciocchina.

Dovevo nascere omosessuale, sarebbe stato tutto molto più semplice. Gli uomini sanno essere felici senza bisogno di uncinetti dell’anima. E poi siamo sinceri, nessun uomo vuole una donna che non sappia, o non voglia, succhiare un pene.

Elena la schizzinosa.

 

 

24 Marzo

 

Credo che le stiano per venire le sue cose. La sento vulnerabile, affamata di carezze, la pelle è liscia e delicata. Mi dice «sei un tesoro di uomo» e io penso che vorrei sbatterla sul letto, girarla di schiena, aprirle le gambe con le ginocchia e scoparla da dietro fino a sentire il suo culetto morbido schiaffeggiarmi l’inguine. Ciaf-ciaf. Baciarle la schiena in mezzo ad un velo di capelli sudati.

In quei momenti ce l’ho talmente duro da far male. Dovrei decidermi e chiamare la Sandra.

 

 

26 Marzo

 

Finalmente! Scena: sabato sera, canicola estiva precoce, finestre spalancate, divano letto aperto cosparso di cuscini. Vino rosso. Film americano. Interpreti: Elena, in pigiama cortissimo, con la testa sul mio petto, un braccio pigramente abbandonato tra me e un cuscino e una gamba, la sua, intrecciata alle mie. Evan, c’est moi, un gattone di 80 kili stiracchiato e felice.

Di colpo, senza preavviso, appoggia la mano sul mio petto. Non è cambiato nulla da quando sono arrivato, non ho fatto nulla di diverso né lei ha dato alcun cenno di star covando qualche complicato processo mentale. Eppure mi bacia. Sbalordito, perfino stizzito, ricambio con dolcezza. Il bacio perde subito il ritmo di un’effusione fugace, dura troppo, lei mi stringe, e allora apro la bocca e le nostre lingue si incontrano in una tempesta di ormoni che odorano di gatti in calore. Sul divano ruvido, la sdraio sotto di me, giocando con la bocca e con le mani. Si ferma: «mi vuoi bene?» chiede, arcuando il corpicino capriccioso. Dico «certo», e dico «sempre», e lei si sfila il pigiama di flanella. Fosse tutto così facile.

Abbiamo fatto l’amore, al principio. Poi abbiamo scopato come due adolescenti. Mi sentivo forte, giovane, con un martello d’acciaio, e lei era bella, esile, disponibile; uno scricciolo dalla pelle bollente. Si è perfino lasciata sfuggire qualche sussurrata volgarità. Quando sono riuscito ad entrare fino in fondo, mentre le stringevo la schiena seduto sul bordo del divano, mentre lei spingeva tanto da sentire le nostre ossa toccarsi attraverso la pelle, mi disse che mi amava.

Siamo finalmente in paradiso.

 

 

28 Marzo

 

Sono soddisfatto. Ho posseduto il corpicino della mia piccola gioia fino allo sfinimento, fino a conoscerne ogni curva, fino a ricordare il sapore di ogni centimetro di pelle. L'ho sbattuta, abbracciata, stretta e rigirata come un calzino. Mi sento stanco come dopo una abbuffata; ora mi chiedo perché mi sono preso tanto disturbo per questa ragazzina ignorante dalla voce stridula.

Stasera chiamo la Sandra.

Oh Sandra! Ieri ti ho sognata mentre mi rigiravo nel letto.

Mia energica, divertente, ma chérie, ma belle Sandrá!

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Commenti: 1
  • #1

    barbs (lunedì, 03 novembre 2014 23:10)

    un meno per il "birichino" e per il "lo" senz'acca.
    un più per la ciaf-ciaf gang reference.